L’antica Festa dei Morti in Sicilia tra globalizzazione e tradizione: come salvare un patrimonio culturale

Tra culto degli antenati e nuove tendenze: un viaggio nelle tradizioni siciliane che resistono al tempo

di Filippo Zimbili

In un’epoca dove i social media trasformano ogni momento in contenuti virali e le multinazionali plasmano le nostre abitudini consumistiche, la secolare Festa dei Morti in Sicilia si trova a confrontarsi con due celebrazioni che stanno conquistando sempre più spazio nel nostro calendario: Halloween e il Dia de los Muertos. Tre modi diversi di commemorare i defunti che, sorprendentemente, condividono radici e significati più profondi di quanto si possa immaginare.

Tre feste un’unica radice

La Festa dei Morti in Sicilia, con la sua commistione di sacro e profano, rappresenta un ponte tra il mondo dei vivi e quello dei defunti. I morti che portano doni ai bambini, i dolci che imitano la frutta e gli oggetti quotidiani, il cibo lasciato sulla tavola per le anime dei cari: tutti elementi che parlano di un dialogo continuo tra due dimensioni. Un dialogo che ritroviamo, seppur in forme diverse, sia in Halloween che nel Dia de los Muertos.

Halloween, che oggi appare come una festa commerciale di maschere e dolcetti, affonda le sue radici nel Samhain celtico, quando si credeva che il velo tra il mondo dei vivi e dei morti diventasse più sottile. Le zucche intagliate, che hanno sostituito le rape della tradizione irlandese, servivano originariamente a guidare gli spiriti benevoli e allontanare quelli maligni – non così diverso dai lumini che i siciliani accendevano per le anime dei defunti.

Il Dia de los Muertos messicano, con i suoi altari colorati e i teschi di zucchero, potrebbe sembrare l’antitesi della nostra commemorazione più austera. Eppure, i “pupi di zucchero” siciliani e la “frutta martorana” non sono poi così distanti concettualmente dalle calaveras messicane: entrambe le tradizioni utilizzano il dolce per esorcizzare l’amaro della morte, trasformando il lutto in celebrazione della vita.

Un patrimonio di sapori e tradizioni a rischio

Mentre i centri commerciali si tingono di arancione già da settembre e i feed di Instagram traboccano di zucche intagliate e trucchi spaventosi, un prezioso tesoro di tradizioni siciliane rischia di sbiadire nel tempo. Ma quanto conosciamo davvero le autentiche sfaccettature della nostra festa dei morti?

Un viaggio attraverso le province dell’isola rivela un mosaico di sapori tramandati di generazione in generazione. A Palermo, il profumo della muffuletta – soffice pane impreziosito da olio, sale, pepe e ricotta salata – si intreccia con quello dei tetù, piccoli gioielli di pasta al cacao speziata, e i taralli, dalla forma circolare, un tempo donati simbolicamente dai defunti. Nel messinese i profumati ‘nzuddi alle mandorle raccontano storie di famiglia, mentre a Catania le rame di Napoli conquistano i più golosi con il loro morbido impasto al cacao e la loro glassa scura.

La provincia di Ragusa aggiunge al mosaico i suoi nucatoli, scrigni di pasta ripieni di mandorle e spezie, mentre la celebre frutta martorana, nata nelle cucine del convento palermitano della Martorana, colora le tavole di tutta l’isola con i suoi piccoli capolavori di pasta di mandorla. A custodire questo patrimonio di sapori è il cannistru, più di un semplice cesto: ricolmo di dolci delizie per i più piccoli, rappresenta il ponte invisibile tra generazioni, preservando l’identità più autentica della nostra terra.

Eventi 2024: le celebrazioni nelle province siciliane

Quest’anno la Sicilia si anima con numerose manifestazioni che intrecciano le diverse tradizioni della commemorazione dei defunti. A Palermo, la “Notte di Zucchero 2024” (31 ottobre – 3 novembre) trasforma il centro storico in un palcoscenico di eventi culturali, mentre via Emerico Amari ospita la vivace “Hop Hop Fiera dei Morti”, organizzata con il supporto di Artigianando. La storica fiera “Armi Santi” in via Maqueda (24 ottobre – 2 novembre) mantiene viva la tradizione secolare, e al Parco Villa Filippina i più piccoli possono immergersi nell’atmosfera festosa del “Dia de los Muertos” con una speciale festa in maschera (2-3 novembre).

A Catania, la “Festa dei Morti” (30 ottobre – 3 novembre) anima le strade del centro con bancarelle ed eventi culturali, mentre ad Acireale la tradizionale Fiera dei Morti porta con sé il profumo dei dolci tipici e l’atmosfera delle antiche tradizioni.

Nel siracusano, il capoluogo accoglie la “Fiera dei Morti” al Parco dei Villini, mentre Augusta trasforma Piazza Fontana in un centro di celebrazioni con la sua “Festa dei Morti”. Entrambi gli eventi, in programma dal 30 ottobre al 3 novembre, offrono un mix di tradizione e modernità.

Un futuro per la nostra memoria

Come possiamo preservare l’autenticità della Festa dei Morti in Sicilia nell’era dei social? La risposta potrebbe trovarsi nella contaminazione consapevole. L’obiettivo non è combattere l’inevitabile globalizzazione, ma creare un dialogo tra culture. I “frutti di martorana” possono convivere con i “candy corn”, così come le preghiere per i defunti possono alternarsi al “trick or treat”.

La Festa dei Morti in Sicilia non deve diventare un capitolo di storia, ma evolversi in una celebrazione che sa guardare al futuro senza dimenticare il passato. Solo così potremo trasmetterla alle nuove generazioni, non come un’imposizione, ma come un patrimonio vivo e vibrante di cui essere orgogliosi.

In fondo, che sia attraverso una story su Instagram o un racconto tramandato dai nonni, l’importante è mantenere vivo quel filo invisibile che ci lega alla nostra memoria collettiva. Perché, come dicevano i nostri avi, chi dimentica le proprie radici è come un albero senza linfa.

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